di Andrea Pancaldi*
Il Comune di Bologna ha realizzato un Catalogo delle riviste italiane di area sociale e sociosanitaria, curato dalla redazione sportelli sociali dell’Ufficio di piano, che contiene le schede informativa di circa 250 riviste suddivise secondo 18 tematiche o tipologie di riviste (anziani, disabili, politiche sociali, dipendenze, salute, immigrazione…)
La dizione “sociale” e “sociosanitaria” è intesa in maniera ampia includendo riviste che si occupano di tematiche, come l’ambiente e i consumatori, ad esempio, che costituiscono alcune aree di confine e di intreccio tra temi, sensibilità, professioni. Le riviste sono prodotto da case editrici, da organizzazioni del terzo settore, da Istituti di ricerca, da Ministeri ed altri Enti; sono per lo più diffuse in abbonamento, ma una certa quota, circa una trentina, sono distribuite gratuitamente.
Si è cercato di dare conto delle esperienze più significative, tralasciando le produzioni più legate ad un ruolo informativo interno alle organizzazioni che le producono, quelle che hanno una impronta prettamente promozionale (raccolta fondi, fidelizzazione donatori) e quelle che hanno una circuitazione prettamente locale. Sicuramente sono state dimenticate testate utili e significative, anche per livelli di esperienza diversi sulla varie aree: ce ne scusiamo fin d’ora con chi le produce ed edita, invitando a segnalarcele per una futuro aggiornamento del catalogo (redazionesportellosociale@comune.bologna.it).
Per una breve storia delle riviste
Il panorama delle riviste italiane sociali è in continua evoluzione dalla fine degli anni ’70, per lo strutturarsi della cosiddetta società dell’informazione, per il protagonismo affermatosi dei soggetti del terzo settore, per la fase di profonda trasformazione della società e dei sistemi di welfare che queste riviste interpretano e a cui contribuiscono. Molte testate sono nate nel tempo e altrettante hanno cessato le pubblicazioni. Molte si trasformano in relazione al dilagare delle tecnologie e di internet dentro l’incontro/scontro tra carta e digitale. Non ultima influisce la crisi che rende a volte proibitivi i costi di stampa e spedizione e consiglia di optare per versioni unicamente on line delle riviste, con i relativi problemi di fruizione e lettura.
Molte testate ancora nascono già con una forte vocazione on line per cui assistiamo al coesistere di riviste sotto forma di sito internet che producono come complemento anche uno strumento cartaceo (e spesso anche newsletter) e viceversa riviste da tempo edite in cartaceo che accompagnano la loro azione anche con prodotti web come siti, newsletter, pagine facebook, blog. Insomma un panorama molto articolato, dove coesistono, salvo eccezioni, strategie più classiche per chi ha un ruolo tecnico/scientifico e di aggiornamento professionale e più comunicativamente variegato per quelle testate che hanno un ruolo più di tipo informativo, divulgativo, promozionale, “militante”.
I numeri
Sui numeri è impossibile esprimersi; il “Rapporto sulla editoria sociale” presentato 4 anni fa alla prima edizione del Salone della editoria sociale di Roma parlava di circa 9000 testate, ma dentro una concezione del sociale amplissima (sindacati, patronati, enti ecclesiali, settore educativo, sportivo, ambientale, culturale, sanitario…non solo il sociale classico).
Più dettagliata la rilevazione fatta da ISTAT nell’ambito del Censimento Istat Industria, servizi, non profit (edito nel 2014, dati riferiti al 2011) in cui è presente una analisi dettagliata delle iniziative di comunicazione del solo settore non profit, riviste comprese . Ma anche qui i dati sono sovrastimati in quanto Istat riconduce al non profit anche sindacati, partiti, enti ecclesiali, organizzazioni professionali. In generale la produzione di strumenti come riviste e bollettini periodici (cartacei o meno) è infinitamente più ridotta dell’utilizzo di strumenti internet.
Nella sezione Servizi e politiche sociali sono segnalate 25 testate, alcune delle quali “storiche” uscendo da decine di anni e avendo coperto con il loro lavoro un po’ tutte le stagioni delle politiche sociali in Italia, dalla deistituzionalizzazione allo strutturarsi dei servizi territoriali, dalla crisi della rappresentanza al nascere del terzo settore, dalla 328 alla crisi economica… per intenderci.
Le riviste coprono l’area del servizio sociale professionale, della ricerca sociologica, del rapporto tra comunità e cura/costruzione della stessa e dei soggetti più deboli, della analisi delle politiche sociali e della innovazione dei servizi a partire da queste.
Sono per lo più testate a carattere scientifico, ma rimangono alcune testate ancora con un certo carattere di militanza e denuncia. Prevale ancora il formato unicamente cartaceo anche se alcune testate, come quella della Fondazione Zancan, sono passate ad una versione unicamente digitale. Altre stanno sperimentando l’integrazione tra più strumenti come è il caso di questo blog che affianca la rivista Prospettive sociali e sanitarie che esce in parte in cartaceo e in parte in digitale.
Sul versante editoriale da segnalare le iniziative in corso da alcuni anni di editori storici del settore (Mulino, Franco Angeli, Carocci, Maggioli) di creare banche dati bibliografiche on line delle loro testate, in cui acquistare anche singoli articoli in formato pdf e che costituiscono ormai alternative alla più classiche banche dati bibliografiche di spogli da riviste gestite nell’ambito del Servizi bibliotecario nazionale o da Centri di documentazione specializzati.
Spunti per un possibile dibattuto
Il Catalogo contiene inoltre una ricca appendice che segnala i contributi on line più interessanti sul dibattito che c’è stato dai primi anni ’80 ad oggi sulle riviste e sulla editoria sociale più in generale.
Negli ultimi dieci-quindici anni, il boom delle rete e dell’informazione in generale ha spinto più a produrre che a riflettere, insomma più labora e meno ora, per dirla scherzosamente.
Il dibattito, anche se limitato, c’è stato di più negli Anni Ottanta e Novanta, quando questi sistemi nascevano e si sviluppavano. Ad esempio il Centro Documentazione Handicap dell’AIAS di Bologna chiamò a raccolta due volte le redazioni delle riviste del settore disabilita. Il Centro Nazionale per il Volontariato di Lucca promosse una Federazione delle Riviste del Volontariato che ha prodotto anche una delle prime esperienze formative in materia, con una Scuola di Giornalismo. Altre esperienze, sempre nel terzo settore, si sono occupate di documentazione sociale più in generale, cercando di mettere a tema l’utilizzo del libro e delle riviste all’interno di servizi e strutture che ne curassero la conoscenza e la diffusione. Dal 2003 inoltre è attiva l’associazione CRIC coordinamento delle riviste culturali, che riunisce una sessantina di testate, dedicate a varie discipline, a cui aderiscono anche alcune riviste sociali e che promuove dibattito attorno alla esperienza delle riviste.
Poi, per molti anni nulla, fino a quando, più recentemente, l’interesse si è riacceso con il già citato Salone dell’Editoria Sociale di Roma, giunto alla sesta edizione, anche se più centrato sul prodotto libro che sulle riviste. Recentemente, in questi primi mesi del 2015, c’è notizia che si siano ritrovate tra loro le riviste di psicoanalisi a Roma e le riviste studentesche a Bologna. Da tempo, con alterne fortune, esistono coordinamenti di piccole riviste militanti: quelle prodotte nelle carceri e nelle strutture per la salute mentale.
Difficile dare indicazioni per un possibile dibattito, la personale esperienza di chi scrive, sospesa tra terzo settore e servizi sociali dell’Ente locale, tra pratica giornalistica e documentalistica, troverebbe utile: riflettere su come sviluppare le funzioni di informazione e documentazione nel lavoro sociale; attivare raccordi tra le riviste (tipo CRIC o nel CRIC) su questioni organizzative/produttive/distributive; inserire anche l’attenzione per le riviste sociali nel Salone dell’editoria sociale di Roma; mettere a tema l’annoso problema della integrazione tra carta e web; raccordarsi col mondo delle biblioteche, dei centri servizi volontariato, dei centri di documentazione; promuovere vetrine collettive delle riviste, sia su carta che web; promuovere formazione sugli stili di scrittura e sull’uso dei dati. Idee in libertà che aspettano di incontrare altre idee.
*Responsabile della redazione sociale del Dipartimento benessere di comunità del Comune di Bologna.