I porcellini erano tre, i nani sette. I bonus bebè molti di più

sbadigliodi Andrea Pancaldi*

Come è noto, tutti gli ultimi Governi sull’onda della crisi hanno varato iniziative per sostenere la genitorialità, tutte regolarmente finite sulla stampa con il nome di “bonus bebè”.

Comiciò Berlusconi nel 2006 (una tantum di € 1,000 per i nuovi nati) e dopo i due anni di Govermo Prodi, di nuovo il Governo Berlusconi nel 2009/11 lanciò il “Fondo nuovi nati” (prestito a condizioni favorevoli) che proseguì anche con Monti e Letta. Il Fondo a cura dello stesso Governo Letta fu “riformato” con la finaziaria per il 2014 passando da “prestito” a “erogazione in denaro”. Durante il Governo Monti anche il “voucher natalità” presente nella riforma Fornero venne definito sui media “bonus bebè”. Il Governo Renzi non è stato da meno varando l’assegno di natalità operativo nel 2015 e 2016. Anche questo è andato sulla stampa con il nome di bonus bebè, mentre si è ancora in attesa del decreto che istituisca la “Carta della famiglia” varata dalla finanziaria per il 2016.

Ora, in data 1 settembre 2016, gli organi di stampa titolano: “Bonus Bebè a chi spetta l’una tantum” e sorge spontanea la domanda di chi sia figlio questo ennesimo provvedimento: di Silvio? Romano? Vittorio? Enrico? Matteo? forse della stessa Elsa?

Provvedimenti che si accavallano, in attesa del loro decreto applicativo e/o della circolare dell’INPS, che scompaiono nel nulla, che esitano in residui di spesa corposi trascinati nei bilanci.

Comunque l’ultimo nato, sveliamo il mistero, è figlio di Enrico e del decreto applicativo, uscito dopo quasi tre anni, della legge finanziaria per il 2014, varata a dicembre dell’anno prima, dove, all’art.1, comma 201 della legge stessa (lg n.147 del 27/12/2013), si riprevede il Fondo nuovi nati, ma sotto forma di un contributo e non di un prestito, modalità che si era rivelata un flop sia nelle domande sia nelle banche aderenti al progetto.

Il nuovo bonus bebè prevede che per i nati nel 2014 dentro a nuclei già in possesso della social card ordinaria (detta anche carta acquisti, per nuclei con figli minori di 3 anni e ISEE inferiore a € 6,788) sia erogato in automatico un contributo di € 275. Potranno averlo anche i nuclei con figli nati o adottati nel 2014 e senza attualmente social card ordinaria se ne faranno domanda, avendone i requisiti, entro il 16 novembre prossimo.

Detto dei bonus bebè, ricordiamo che un esito simile hanno avuto, mediaticamente, anche i provvedimenti contro la povertà, tutti sbattuti in prima pagina al grido di social card, anche se con il SIA pare che ci … sia finalmente una inversione di tendenza lungo la filiera che porta dalla social card ordinaria a quella sperimentale e ora al “Sostegno all’inclusione attiva” che finalmente viene chiamato come tale e non propagandato come l’ennesima social card.

In materia comunque la fantasia dei media si è sbizzarrita partorendo una fantomatica “social card per disoccupati” sui cui anche il Ministero stesso ha dovuto fare una nota di smentita, per arrivare al più recente “bonus cane”, traslato dall’iniziativa di alcuni comuni siciliani che facevano sconti sulle tasse comunali a chi prendeva un cane al canile.

Nelle assicurazioni abbiamo il bonus/malus, qui speriamo che la politica si incammini sempre più su provvedimenti organici, di lungo respiro, che affianchino servizi ai sostegni economici. Che resti il bonus ma che diminuisca il…malus.

*Responsabile della redazione sociale del Dipartimento benessere di comunità del Comune di Bologna.

3 pensieri su “I porcellini erano tre, i nani sette. I bonus bebè molti di più

  1. Davide Pizzi

    Le parole del Presidente dell’Ordine Nazionale degli Assisstenti Sociali descrivono con puntualità e chiarezza le cause del calo delle nascite nel nostro Paese: Non si fanno figli – e noi lo verifichiamo ogni giorno ‐ principalmente perché mancano reti di servizi e di protezioni verso le famiglie, i minori, gli anziani, ed in grado di affiancare realmente le donne durante e dopo la maternità”. “Serve, dunque, intervenire – conclude ‐ prima sulle cause di contesto che, di fatto, rendono sempre più difficile avere figli e che vanno principalmente ricercate nella situazione economica generale, nell’incertezza sul futuro che si declinano con i problemi della casa, del lavoro, degli anziani da accudire, della precarietà diffusa, sentita e purtroppo ormai interiorizzata. http://www.cnoas.it/comunicati_stampa/000003/00000339.pdf
    Il nostro bonus bebè è poca roba rispetto a quello elargito da altri paesi, Inghilterra o Francia, per esempio: http://27esimaora.corriere.it/articolo/7-mila-euro-ai-genitori-con-due-bimbi-in-francia-voucher-alimentari-in-inghilterra/ Il misero assegno serve a coprire a malapena le spese che si hanno nel primo mese di nascita del bimbo. Inoltre, i ristretti parametri ISEE fanno sì che bisogna per forza avere un redditto parecchio basso, ma con un reddito così misero, chi metterebbe al mondo intenzionalmente una creatura? Certe forme di sostegno hanno senso solamente se sono “sostanziose”, altrimenti, con le briciole mai nessuno è campato a lungo!
    Alla caustica riflessione/domanda posta dall’autore dell’articolo quando si chiede: “di chi sia figlio questo ennesimo provvedimento”, che ho apprezzato moltissimo, credo che questo provvedimento sia figlio di una classe politica che non riesce a calarsi nella vita quotidiana della classe media e bassa della nazione…il sazio non potrà mai capire l’affamato finché non proverà egli stesso i morsi della fame.

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  2. Pingback: Bonus bebè, voucher, premi nascita 2017… proviamo a fare un po’ di chiarezza - Scambi di Prospettive

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