Un saluto a Tina Anselmi

tina_anselmi_artdi Emanuele Ranci Ortigosa*

Fra le tante significative espressioni di commiato per la morte di Tina Anselmi voglio riproporre questa di Rosy Bindi, che da lei è stata introdotta alla vita politica attiva e sostenuta nella elezione nel suo stesso collegio elettorale: “Ciao Tina. Avremo sempre nel cuore e nella mente la tua forza gentile e il tuo coraggio di donna libera e profondamente credente. Hai combattuto fin da ragazza per la nostra libertà e la democrazia e non ti sei mai arresa: né di fronte alla violenza nazifascista né quando si trattava di difendere la Repubblica dalle insidie dei poteri occulti della massoneria deviata e della P2. Ci hai insegnato il valore della laicità e della buona politica, che hai praticato per tutta la vita con intelligenza, rigore morale, fedeltà alla Costituzione e passione civile. Prima donna ministro sei stata protagonista di riforme decisive che hanno cambiato in meglio la nostra società, stando sempre dalla parte dei più deboli e delle donne per affermare la dignità e i diritti di tutti».

Il tono semplice, sincero, sentito di queste parole è in sintonia con Tina Anselmi, per quello che ha fatto, per come era. Mi sento di dirlo perché ho avuto la fortuna di conoscerla e di discutere con lei in più occasioni negli anni in cui ha voluto la legge 833 del 1978, di profonda riforma della sanità. E’ stata la riforma più compiuta del nostro welfare, la riforma socialmente più rilevante per il nostro paese, da lei portata ad approvazione superando grandi resistenze che, non essendo riuscite a impedire l’approvazione della legge, subito cercarono con ogni mezzo, anche grazie al nuovo Ministro, di impedirne il pieno dispiegamento per la tutela della nostra salute.

Resistenza, pari opportunità, promozione e tutela della salute, difesa della nostra democrazia contro l’insidiosa minaccia della P2 di Licio Gelli, conducendo con tenacia per quattro anni (1981-1985) un’indagine svolta malgrado tutto, anche con modalità pubbliche, in un tempo in cui non si sapeva cosa fosse lo streaming. Questo dobbiamo a Tina Anselmi.

Il suo volto mi è sempre rimasto impresso per la solidità, la sincerità, l’apertura che mostrava. Un volto del popolo, bello, rassicurante, amico. Un volto ripreso in questi anni su un francobollo, ammenda apprezzabile ma troppo debole per un volto che avrebbe ben meritato di rappresentare dal Quirinale, o almeno dal seggio di prima senatrice a vita, l’Italia migliore.

*Istituto per la Ricerca Sociale e Direttore di Prospettive Sociali e Sanitarie

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